24 maggio 2024
Andrà in onda sabato 25 maggio alle ore 21:30 su Rai Uno “La nostra Raffaella”, il documentario scritto e diretto da Emanuela Imparato con la collaborazione artistica e consulenza musicale di Rosanna Sferrazza, prodotto da RAI DOC e Giannandrea Pecorelli per AURORA FILM con la collaborazione di RAI TECHE.
Nel documentario c’è anche un po’ di Argentario con i luoghi cari a Raffaella Carrà, in particolare Cala Piccola con la sua casa ed il suo mare. Le riprese sono state effettuate nei mesi scorsi a Porto S.Stefano e al Cimitero nella cappella dove è installata una lapide in memoria dell’artista.
Il documentario
Raffaella Carrà è un vero e proprio diamante della RAI - Radio televisione italiana che, per prima negli anni Cinquanta, regalò agli italiani un immaginario collettivo nel quale specchiarsi e riconoscersi. Due storie, quella dell’artista emiliana e quella della RAI, che si sono sovrapposte per decenni, influenzandosi reciprocamente, divenendo un unico pentagramma nella sinfonia generale di un Paese che, dalla fine degli anni Sessanta in poi, reclamava una nuova narrazione.
Raffaella si è fatta interprete di un’Italia che voleva cambiare: nel modo di ballare, nel modo di vestire, nel modo di amare e di pensare. Un’Italia che a guardar bene le somigliava profondamente: semplice e talentuosa, fedele ai valori “di una volta” e tuttavia prepotentemente affacciata sulla modernità.
Energia, rigore, empatia sono state le qualità che Raffaella ha sempre messo nel suo lavoro ma anche nei rapporti con i suoi collaboratori e con tutti quei personaggi, dello spettacolo e della cultura, che oggi possono raccontare con orgoglio e affetto di aver lavorato al suo fianco o di averla incontrata. Proprio attraverso le loro voci (Bruno Vespa, Enzo Paolo Turchi, Irene Ghergo, Maria Grazia Cucinotta, Noemi e molti altri), viene fuori un ritratto sincero, attento, prezioso della “nostra Raffaella” che, dal canto suo, attraverso le tante interviste rilasciate in cinquant’anni di carriera e conservate nelle preziose Teche della RAI (da Biagi a Fazio, da Costanzo a Mollica, da Minoli a Vespa), si racconta in una sorta di virtuale self-portrait: riemergono e rivivono così le sue idee e i suoi progetti, i suoi ricordi e i suoi sogni.
Anche i luoghi “parlano” di lei: il Centro di produzione televisiva di Via Teulada, l’Auditorium del Foro Italico, il Teatro delle Vittorie. E’ qui che ancora oggi, come per magia, riecheggiano l’ inconfondibile risata di Raffaella e le note delle sue famosissime canzoni, divenute veri e propri inni pop di un intero Paese, bandiere di “fiesta” e di libertà su cui continuano a ballare le generazioni di ieri ma anche i giovanissimi di oggi, travolti da un’energia senza tempo.
Nel documentario c’è anche un po’ di Argentario con i luoghi cari a Raffaella Carrà, in particolare Cala Piccola con la sua casa ed il suo mare. Le riprese sono state effettuate nei mesi scorsi a Porto S.Stefano e al Cimitero nella cappella dove è installata una lapide in memoria dell’artista.
Il documentario
Raffaella Carrà è un vero e proprio diamante della RAI - Radio televisione italiana che, per prima negli anni Cinquanta, regalò agli italiani un immaginario collettivo nel quale specchiarsi e riconoscersi. Due storie, quella dell’artista emiliana e quella della RAI, che si sono sovrapposte per decenni, influenzandosi reciprocamente, divenendo un unico pentagramma nella sinfonia generale di un Paese che, dalla fine degli anni Sessanta in poi, reclamava una nuova narrazione.
Raffaella si è fatta interprete di un’Italia che voleva cambiare: nel modo di ballare, nel modo di vestire, nel modo di amare e di pensare. Un’Italia che a guardar bene le somigliava profondamente: semplice e talentuosa, fedele ai valori “di una volta” e tuttavia prepotentemente affacciata sulla modernità.
Energia, rigore, empatia sono state le qualità che Raffaella ha sempre messo nel suo lavoro ma anche nei rapporti con i suoi collaboratori e con tutti quei personaggi, dello spettacolo e della cultura, che oggi possono raccontare con orgoglio e affetto di aver lavorato al suo fianco o di averla incontrata. Proprio attraverso le loro voci (Bruno Vespa, Enzo Paolo Turchi, Irene Ghergo, Maria Grazia Cucinotta, Noemi e molti altri), viene fuori un ritratto sincero, attento, prezioso della “nostra Raffaella” che, dal canto suo, attraverso le tante interviste rilasciate in cinquant’anni di carriera e conservate nelle preziose Teche della RAI (da Biagi a Fazio, da Costanzo a Mollica, da Minoli a Vespa), si racconta in una sorta di virtuale self-portrait: riemergono e rivivono così le sue idee e i suoi progetti, i suoi ricordi e i suoi sogni.
Anche i luoghi “parlano” di lei: il Centro di produzione televisiva di Via Teulada, l’Auditorium del Foro Italico, il Teatro delle Vittorie. E’ qui che ancora oggi, come per magia, riecheggiano l’ inconfondibile risata di Raffaella e le note delle sue famosissime canzoni, divenute veri e propri inni pop di un intero Paese, bandiere di “fiesta” e di libertà su cui continuano a ballare le generazioni di ieri ma anche i giovanissimi di oggi, travolti da un’energia senza tempo.
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